Per tagliare i parlamentari eleggiamone 90 in più

ok capito, questi lo fanno apposta

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    Bisogna tagliare il numero di parlamentari, questo il mantra che accompagna la Casta ormai da anni. 945 poltrone tra Camera e Senato sono troppe, perciò ecco la soluzione per tagliarle: aggiungiamone altre 90. Non è uno scherzo, ma il ddl approvato quasi all’unanimità – l’unico a opporsi è stato Pancho Pardi dell’Idv – dalla ormai famigerata Commissione Affari Costituzionali del senato (quella in cui si è arenata la riforma elettorale e il taglio delle province), come riporta oggi Sergio Rizzo sul Corriere.



    CITAZIONE
    La proposta è molto semplice: visto che la questione del taglio dei parlamentari è molto delicata, e bisognerebbe mettere mano alla seconda parte della Costituzione, alle prossime elezioni oltre a eleggere la nuova Camera e il nuovo Senato, dovremmo eleggere anche una apposita Commissione costituente, composta da 90 persone, con l’apposito compito di modificare la carta costituzionale. Quindi alle politiche di marzo invece di eleggere 945 persone, ne eleggeremo 1035: come primo passo verso il taglio delle poltrone non c’è male. Il ddl prevede che la commissione resti in carica solo un anno: ma cosa succederà se non si troverà un accordo sulla riforma, o se l’eventuale accordo non incontrerà il consenso del Parlamento? Non sono domande oziose, dal momento che i parlamentari italiani si sono dimostrati particolarmente riottosi a tagliare le poltrone.

    Il ddl non si ferma qui: le 90 persone che comporranno la Commissione non potranno ricoprire altri incarichi elettivi, come quello di parlamentare o consigliere regionale. Un modo per evitare i doppi incarichi, certo, ma anche per assicurare un posto a quelli che per un motivo o per un altro resteranno fuori dalle liste. O magari chi, come alcuni big del PD, si sono fatti da parte e “auto-rottamati”, per loro sarebbe una sistemazione di prestigio. E gli stipendi? Anche se solo per un anno, il trattamento economico sarà pari a quello dei deputati “ivi comprese le indennità accessorie”, e a contribuire saranno in ugual misura Camera e Senato, per un totale di una ventina di milioni. Inutile sottolineare da dove proverranno effettivamente i soldi.

    Il ddl è il frutto dell’unificazione di diverse proposte, a opera dell’ineffabile Francesco Rutelli, e del Responsabile Pasquale Viespoli, che hanno anche chiesto la procedura d’urgenza. Ora il provvedimento passerà al voto dell’Aula. Ma che senso ha nominare questa commissione quando, come recita l’articolo 138 della Costituzione, le riforme costituzionali spettano al parlamento? E, se proprio, non si poteva eleggere una commissione formata da 90 dei 945 parlamentari, senza bisogno di eleggerne altri? Queste sono le domande più banali che verrebbero in mente a un cittadino qualsiasi. Ma i senatori che hanno votato a favore del ddl sanno anche che nei cassetti di Palazzo Madama giacciono dimenticate numerosissime proposte di legge sull’argomento, una delle quali aveva anche ricevuto il consenso di tutti i partiti. Che però poi hanno ripiegato su quest’altra soluzione.

    Fonte: polisblog.it

    P.S.: Preferisco le notizie della Tommasi a questo punto, che leggere questo.

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